Studio, il chirurgo ideale? Ha tra i 30 e i 50 anni

Per scegliere un chirurgo il segreto è anche nella carta d’identità. Secondo uno studio francese, infatti, il ‘bisturi’ ideale ha tra i 35 e i 50 anni, dunque non è troppo giovane ma neanche troppo avanti negli anni. A promuovere gli specialisti ‘esperti ma non troppo’ è uno studio pubblicato oggi su British Medical Journal, che solleva qualche preoccupazione su formazione continua e motivazione dei chirurghi durante tutta la loro carriera. In genere i professionisti raggiungono il top delle loro capacità tra i 30 e i 50 anni, o dopo circa 10 anni di esperienza specialistica, ma pochi studi hanno misurato l’associazione tra esperienza dei medici e prestazioni. Così un team guidato da Antoine Duclos e Jean-Christophe Lifante dell’Università di Lione, in Francia, ha cercato di determinare l’associazione tra l’esperienza chirurghi e le complicanze post-operatorie dopo un intervento alla tiroide. Lo studio ha riguardato 3.574 tiroidectomie (asportazione della tiroide) eseguite da 28 chirurghi (con un’età media di 41 anni e un’esperienza media di 10 anni) in cinque ospedali francesi nel corso di un anno. Due delle principali complicanze sono state misurate 48 ore dopo l’intervento e ancora ad almeno sei mesi dall’operazione: si tratta della paralisi permanente del nervo laringeo ricorrente (raucedine grave) e dell’ipoparatiroidismo (danni alle ghiandole paratiroidee che portano a bassi livelli di calcio, crampi e spasmi). Inoltre, i chirurghi sono stati intervistati sulla loro preparazione e sull’esperienza professionale. Inoltre, si è tenuto contro della complessità e delle caratteristiche dei singoli casi. I pazienti risultati a più alto rischio di complicanze permanenti sono sia quelli operati da chirurghi inesperti, sia quelli finiti sotto il bisturi di medici che operavano da più di 20 anni. Insomma, i chirurghi tra i 35 ei 50 anni (cioè con 5-20 anni di pratica dalla laurea) hanno totalizzato risultati migliori rispetto ai colleghi più giovani o più vecchi. Gli autori sottolineano che altri fattori sconosciuti o non misurati nella ricerca possono spiegare parte delle variazioni dei tassi di complicanze registrate. Dunque questi aspetti dovrebbero essere ulteriormente esplorati. “Tuttavia – concludono – i risultati suggeriscono che le performance chirurgiche variano nel corso della carriera”. Dunque, un chirurgo non può sperare di raggiungere o mantenere elevate performance solo accumulando esperienza. Un problema che evidenzia la necessità di una formazione continua e della motivazione per tutta una carriera in sala operatoria, che di solito copre diversi decenni.